Cani della mitologia greca

 Argo, cane di Ulisse, da sempre grande esempio di fedeltà 

Tra tutti i cani della mitologia greca, Argo è sicuramente quello più noto per la sua grande fedeltà e lealtà verso il suo padrone. 

Infatti, Omero, nell'Odissea narra che Argo, rappresentato con un aspetto di cane lupoide, era stato allevato e posseduto da Ulisse, re di Itaca. Quest'ultimo, dopo il suo ritorno ad Itaca, passati ben venti anni e camuffatosi, per non farsi riconoscere dai proci, rimase sorpreso ma soprattutto commosso per essere stato riconosciuto solo dal suo amato cane Argo.

Argo, ormai anziano, era disteso a terra, sopra letame di muli e buoi, nei pressi dell'ingresso del palazzo, pieno di pulci e zecche. Nonostante la sua condizione, agitò la coda e le orecchie non appena il suo sguardo si posò verso Ulisse, travestito da mendicante, per poi lasciarsi morire dopo averlo riconoscito. 

Dal canto suo Ulisse, si asciugò immediatamente una lacrima che gli scese dopo avere compreso che Argo, fu l'unico ad averlo riconosciuto. 

La sua figura è rimasta nell'immaginario popolare come quella del cane fedele al suo padrone, nonostante i lunghi anni passati senza averlo più rivisto.

Lelapo e Mera, da cani a costellazioni del cielo


Oltre ad Argo, altri cani, seppure poco noti, ma davvero di grandi gesta nella mitologia greca, sono stati anche Lelapo e Mera. Entrambi, vennero trasformati in costellazioni della Via Lattea, la costellazione del Cane Maggiore e del Cane Minore.

Lelapo, era un cane da caccia davvero infallibile, in grado di catturare ogni tipo di preda, che Minosse, dopo averlo avuto dalla dea Artemide, lo diede in dono a Procri, giovane fanciulla, in modo da potere godere delle sue grazie.
Procri, lo diede, a sua volta, al marito Cefalo, che era un cacciatore, e a seguito di una sua battuta di caccia, colpì involontariamente la moglie Procri.
In seguito anche Cefalo diede Lelapo ad un altro padrone, che fu Anfitrione, per potere cacciare le volpi. Lelapo, è spesso rappresentato con le sembianze di un bracco, e dopo la sua morte venne trasformato in costellazione ed accolto in cielo tra le divinità.

Mera, invece, possedeva un aspetto simile a quello di un barboncino, era la piccola cagnolina di Icario, un coltivatore di vigne, che apprese da Dionisio questo tipo di  coltivazione, molto legata al suo padrone. Il mito narra che la figlia di Icario, Erigone, venne aiutata da Mera per ritrovare il luogo in cui il proprio padre venne trovato morto. Per il troppo dolore Erigone si uccise e anche Mera si lasciò morire, le divinità la trasformarono, come per Lelapo, in una costellazione .

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